sabato 19 novembre 2011

"LA VOCE DI SHERAZADE - Le donne musulmane si raccontano"

Martedì 29 Novembre h 16.oo- 19.oo
Aula Magna Università per Stranieri di 
Siena - Piazza C.Rosselli, 27 - Siena


Il gruppo di studi di genere Presenti Differenti della Facoltà di Lettere e Filosofia di Siena, con la collaborazione del CPO dell'Università per Stranieri di Siena e del Centro Culturale delle Donne Mara Meoni, organizza l'incontro "LA VOCE DI SHERAZADE - Le donne musulmane si raccontano" il 29 Novembre p.v..
L'incontro è centrato sul femminismo islamico che negli ultimi due decenni si è sviluppato nei paesi musulmani. Esso riscatta i diritti delle donne attraverso una reinterpretazione al femminile dei libri sacri, in particolare il Corano, che è stato per millenni soggetto a interpretazione tutta al maschile.

A questo incontro partecipano Anna Vanza (Islamista Università Statale di Milano), Laila Karami (Storica dei paesi musulmani - ricercatrice dell'Università La Sapienza di Roma). Introduce e coordina Akeel Almarai (Università per Stranieri di Siena).















venerdì 18 novembre 2011

La voce di Sherazade




Report 8 novembre 2011
Presenti: Lola, Simonetta, Alessia, Teresa, Carla, Pina, Mandana

Punto primo: la consulta di genere. Pina si è offerta come portavoce del gruppo. I contenuti della riunione si possono leggere nel verbale che Pina ci ha inviato.

Punto secondo: essendo il 25 novembre la giornata contro la violenza, nel nostro incontro del 29 novembre faremo una dichiarazione in merito. Alessia si è offerta di preparare la dichiarazione.

Punto terzo: in merito alla modalità di introduzione degli interventi possiamo delegare tutto al prof. Almarai oppure decidere di farlo noi del gruppo (che abbiamo ideato e organizzato l’evento) ed in tal caso definire come intervenire.

Martedì scorso la discussione a proposito del femminismo islamico a mio parere è stata molto interessante e ha prodotto nuove riflessioni che vorrei raccontare a modo mio. Come una donna comune, che è nata e cresciuta in un paese musulmano, che porta con sé un bagaglio di ricordi, che ad ogni occasione si apre per rievocare un passato ormai lontano e che però le dà la possibilità di rivivere momenti trascorsi per capire meglio il suo presente. E come una donna comune vorrei lasciare da parte i termini scientifici appropriati ai discorsi delle intellettuali islamiche.

L'Hammam
Crema antirughe: il segreto!
1 bicchiere di sorriso
3 bicchieri di benessere sulla pelle
8 bicchieri di gioia di vivere
5 bicchieri di calma
2 bicchieri di saggezza
Mescolare il tutto ed ecco la migliore crema antirughe.
(Abdelhaì Sijelmassi)

“Contrariamente alle rappresentazioni stereotipate degli immaginari occidentali, nei paesi musulmani l’hammam non è il luogo di ambigua seduttività, ma il luogo tradizionale dell’intimità, della purificazione del corpo e delle confidenze femminili, il luogo di condivisione della cura di sé. E’ il tempio del cammino della bellezza, lo spazio di una pratica assai lontana dalla deriva subita in Europa e negli Occidenti in genere. L’ingresso nella bellezza attraverso la cura del corpo non è la faticosa corsa all’inseguimento o alla riproduzione di modelli predeterminati, ma è un’autentica celebrazione del corpo nella sua sacralità, è un rituale che ridà anima al corpo, un rituale di rafforzamento del sé che libera in funzione della propria intima esistenza”. (Ivana Travisani)

Da sempre per le donne nei paesi musulmani prendere cura di sé è un simbolo di libertà. “Parlando del corpo la donna parla della sua società”. Nel caso delle donne iraniane nel regime teocratico, la resistenza comincia dal rossetto, dai colori, dalla lunghezza ridotta dei soprabiti, dalle palandrane lasciate aperte, dal ciuffo di capelli che spunta dai foulard sgargianti.

In un’intervista fatta da me ad Azar Nafisi, l’autrice di “Leggere Lolita a Teheran” alla domanda se solo le donne di un certo livello culturale possono combattere il dispotismo, lei mi ha risposto che si considera una donna comune che grazie al potere salvifico della letteratura ha potuto sopravvivere alla tirannia del regime. Ha inoltre aggiunto che ci sono anche donne che non hanno interesse per la lettura, ma trovano altri modi per affrontare i problemi. La maggior parte delle donne che hanno lottato contro l’oppressione sono “donne comuni” che si sono sentite offese come individui e come esseri umani dai tiranni e dalle leggi oppressive.

E cosi, dopo questi piccoli ma efficaci punti di vista, ho cercato di immaginarmi seduta insieme alle altre donne in un hammam per celebrare il mio corpo in silenzio, ma con la consapevolezza che “il corpo è mio e me lo gestisco io”.
Ho cercato di immaginarmi anche in “una stanza tutta per me” per creare, per uscire dalla solitudine… e per scrivere “ adesso basta”.
Forse la lotta delle donne musulmane non ha la visibilità desiderata e si limita a rimanere dentro le case, i quartieri e le città, ma è vero anche che l’autocoscienza inizia dal proprio “io”.
Vorrei ringraziare le mie compagne, e in particolare Teresa che con il suo bel racconto dell’esperienza vissuta nei paesi mediorientali, mi hanno dato la possibilità di avere una visione alternativa di ciò che accade in quei paesi e sperare che un giorno anche gli uomini dei paesi musulmani possano sentire “la voce” delle donne parte integrante e complementare della loro vita.

Dipinto: Domenico Morelli