domenica 30 settembre 2012

Martedì 25 settembre. Si riparte… Presenti: Teresa, Pina, Alessandra, Giulia ed io. I temi trattati sono stati: A. Femminismo della differenza e altri sguardi, altre donne… I rapporti Alessandra ci racconta la sua esperienza ad un master di genere che sta frequentando a Firenze. Ci confessa che è abbastanza colpita da come la maggior parte delle donne che partecipano al master (insegnanti, relatrici…) sono molto critiche con il pensiero della differenza. Un critica feroce. E allo stesso tempo una offerta didattica basata quasi esclusivamente sulla riconduzione agli stereotipi di genere e alla sua opposizione come risposta unica. Anche Giulia ci racconta una sua esperienza a Cagliari simile in questo ultimo senso di riduzione del pensiero e dell’azione all’emersione critica dello stereotipo ed a una opposizione automatica come unica via di uscita senza pensare a una ricerca intima, libera e politica dell’identità di genere al di fuori dai binari marcati dal patriarcato. Da lì è partito un bel dibattito su altre donne, altri femminismi e altri sguardi che a volte confluiscono sullo stesso obiettivo di cercare la nostra libera identità mentre altre sono solo funzionali al patriarcato che le mantiene vicine al potere… Insomma tanta carne sul fuoco. Da ritornarci su, direi. B. Presente e futuro del gruppo: una questione formale e una sostanziale Questione formale sollevata dall’incrocio di mail tra Mandana ed Elisa: chiediamo il sostegno di più dipartimenti o soltanto di quello di lettere? A quale scopo? Approffitare i cambiamenti in corso per diventare un gruppo dell’Ateneo… per fare cosa? cioè quello che non siamo riuscite a diventare con il passaparola, rapporti, ecc. cerchiamo di ottenerlo dall’alto con un sostegno, riconoscimento dai dipartimenti? O è soltanto un modo di sopravvivenza? A questo punto non ci basta avere un aula? di cosa abbiamo veramente bisogno e per fare cosa? E da qui passiamo alla domanda sostanziale: cosa vogliamo fare quest’anno? Ritornare agli oggetti, riflessioni, letture, scambio di esperienze, magari anche iniziare con l’autocoscienza o anche attività esterne? Forse tutti e due ma il desiderio, l’esigenza, è forse più concentrato sulle attività interne del gruppo, no? Pensiamo a tutto ciò per martedì prossimo. C. Incontri, appuntamenti e altre comunicazioni Pina ci parla dell’incontro delle associazioni femminili di Siena con le donne dell’Aquila che arriveranno per il sabato 13. Giornata di accoglienza con diverse iniziative e per concludere una cena. I dettagli ce le indica Pina. Teresa ci offre l’opportunità di partecipare ad un progetto insieme al Mara Meoni per le scuole di Siena (rinvio alla mail di Teresa). Pensiamoci per martedì prossimo se vogliamo o no partecipare. Sempre Teresa ci invita alla presentazione del libro di Marisa Ombra, Libere sempre, il venerdì 12 alle 17.30 al Mara Meoni (Idem) Un forte abbraccio a tutte e bentrovate per il nuovo anno. Un grandissimo in bocca al lupo per Alessia per venerdì da parte del gruppo! Lola

venerdì 20 luglio 2012

Un anno insieme - Le attività svolte dal gruppo Presenti, Differenti – anno accademico 2011-2012

Abbiamo iniziato la nostra attività seminariale nel mese di ottobre 2011, rivolgendo la nostra attenzione alla questione del femminismo islamico. Una tematica complessa con sfumature diverse che la rendono difficile da affrontare. Per questo motivo abbiamo pensato di organizzare un evento in cui si potesse dare risposte ai quesiti del gruppo, togliendo qualche dubbio e avvicinare il pubblico, in particolare studenti, ad un nuovo argomento che ancora è avvolto in una nube di stereotipati per motivi sociopolitici. L’evento ha preso luogo nel mese di novembre con il titolo ‘ La voce di Sherazade – Le donne musulmane si raccontano’. Hanno partecipato Anna Vanzan – islamista ( Università Statale di Milano) e Leila Karami- Storica del mondo islamico ( Università La Sapienza di Roma) con la collaborazione di Akeel Almarai ( Università per stranieri di Siena) L'incontro era centrato sul femminismo islamico che negli ultimi due decenni si è sviluppato nei paesi musulmani. Esso riscatta i diritti delle donne attraverso una reinterpretazione al femminile dei libri sacri, in particolare il Corano, che è stato per millenni soggetto a interpretazione tutta al maschile. Dopo la pausa natalizia, a gennaio di questo anno come consuetudine abbiamo cominciato a pensare ad organizzarci per l’8 marzo. Nel frattempo abbiamo collaborato con Francesca Balestra ( Università di Siena) per il Forum sulla disuguaglianza con la partecipazione 4 facoltà dell’ Università degli studi di Siena e l’intervento di una studiosa di rilievo come la sociologa Chiara Saraceno . La questione del lavoro nella sfera femminile rimane tuttora irrisolta e con la crisi economica sono proprio le donne a pagare di più. Anche il gruppo ha voluto dire la sua al riguardo, organizzando per l’8 marzo la proiezione del documentario ‘Licenziata- La voce delle brigate teatrali delle lavoratrici della Omsa di Faenza contro i licenziamenti ’, nel quale le lavoratrici dell’Omsa manifestano la loro protesta con un’espressione diversa scegliendo il ‘ teatro di strada’. Sono intervenute Simonetta Grilli - antropologa (Università di Siena) e Maria Dolores Santos Fernández - giurista ( Università di Siena). Il fenomeno del trasferimento delle fabbriche dall’Italia nei paesi dell’ Est Europa penalizza doppiamente lavoratrici. In Italia le donne rimangono senza lavoro e nei paesi in cui si trovano le fabbriche le donne diventano la preda preferita dei padroni per la loro posizione inferiore nell’ambito lavorativo rispetto all’uomo. Dall’inizio dell’anno il gruppo sentiva anche la necessità di riflettere e di discutere alcuni aspetti della questione di genere, focalizzando il punto di vista delle donne filosofe, scegliendosi la lettura del libro ‘Sputiamo su Hegel…’ di Carla Lonzi. Su questa scia di pensiero con il desiderio di avere un sguardo generale sulla vita delle donne pensanti, il gruppo ha organizzato un faticoso ma importante evento: una rassegna cinematografica dal titolo ‘Ipazia e le altre, il cinema racconta le grandi filosofe’ compreso delle lezioni di introduzione. Hanno collaborato con noi M. L. Boccia( Università di Siena), E. Giomi ( Università di Siena) , T. Lucente (Università di Siena) , Francesca Mencacci (Università di Siena), M. Pereira (Università di Siena) , A. Scattigno (Università di Firenze) e M. A. Soleti (Università di Siena). In questo ambito insieme agli studenti della facoltà di Lettere e Filosofia abbiamo riflettuto sul rapporto tra cinema e quel mondo femminile che ha fatto la scelta difficile come quella di essere ‘anticonformista’; abbiamo compreso che per analogia esiste la mancanza di un determinata appartenenza di esse (dal momento che decidono una vita diversa) e la necessità del cinema di raccontare le loro storie in ‘contesti comuni’ fa sì che esse appoggino ad un gruppo maschile o un individuo che esercita il potere nell’ambito delle loro azioni. ‘La cura del vivere’ , la lettura di alcune opere di ‘Maria Zambrano’ e la partecipazione alle manifestazioni e ai convegni sulla questione di genere saranno le nostre priorità per iniziare l’anno accademico 2012- 2013. Nel frattempo alcune di noi saranno impegnate nelle attività extraseminariale quali partecipazione ai corsi estivi nello stesso ambito. Speriamo di poter arricchire ancora di più le nostre riflessioni. Care, Mi auguro che il prossimo anno sia proficuo come quest’anno. In gamba ragazze e BUONA ESTATE.

domenica 18 marzo 2012

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

Presenti: tanti
Differenti: Lola, Simonetta, Carla, Teresa, Pina, Alessia, Giulia, Mandana, Ottavia, Elisa e Antonella

L’incontro del 13 marzo è stato un successo per la collaborazione appassionata delle nostre compagne Simonetta, Lola e Carla e per l’entusiasmo del pubblico che interagiva con le relatrici.

Comincerei con le mie riflessioni raccolte negli ultimi incontri che hanno preceduto l’evento con la premessa che conosco molto poco le questioni riguardanti quest’ambito e ciò che scrivo è la visione di una donna comune che osserva i fatti di tutti giorni.

Ho guardato quattro volte il video “Licenziata” e tutte le volte mi ha colpito una frase detta durante le prove: ‘…io sono ricca e non mi importa nulla di ciò che succede agli altri’.
E poi mi ha attratto la scelta del colore della loro divisa. Il rosso, colore del sangue e del ‘corpo’.
Il colore che in quella circostanza le distingueva dal grigiore dell’indifferenza della gente e dal colore dell’asfalto delle piazze nelle quali marciavano raccontando il dolore e la disperazione con ironia alla gente che passeggiava, sotto le luci di Natale, sotto la pioggia primaverile,… sotto gli archi mentre prendeva un caffè con gli amici per distrarsi, per non pensare al lavoro e alla quotidianità.

Noi donne siamo molto brave a raccontarci, abbiamo la capacità di comunicare i nostri sentimenti soprattutto con il nostro corpo. Il corpo che ci differenzia dall’uomo. Quell’ uomo che non ha ancora imparato ad ascoltarci e ci considera una peccatrice nata che ‘vuole tanto’. Sono convinta che alla fine tutto finisce con la vittoria dell’indifferenza che è la caratteristica dominante di questa società che la produce e la salvaguarda per la propria sopravvivenza.
E l’uomo, come altra metà, è il maggior artefice dell’indifferenza.

Perdonate il mio pessimismo cosmico e vi chiedo sinceramente quante di noi torneranno indietro a ripensarci e magari a cercare di trovare una soluzione per quelle donne che con coraggio si sono messe in gioco in questa società ? E’ vero noi le abbiamo ricordate, le abbiamo analizzate ma mi domando se tutto finisce qui e se saremo tranquille con la coscienza.


Alcuni punti fondamentali dell’incontro

Licenziata è un documentario che ha dato la possibilità alle lavoratrici della Omsa di uscire dall’invisibilità e portare la questione del lavoro nello spazio urbano. Perdere il lavoro è una questione sociale e le parole delle operaie raccontano di un vissuto e di un’ esperienza che va a finire.
La mancanza del lavoro crea immancabilmente un vuoto di relazione e una perdita d’identità. La scelta di stare in piazza da parte loro vuol dire ‘esserci’ e conquistare uno spazio di cittadinanza perché il lavoro è anche la realizzazione di sé.

La scelta del linguaggio artistico è una nuova forma di protesta sociale contro la delocalizzazione delle fabbriche.


Rapporto tra corpo e lavoro

Il capitalismo globale porta con sé un diverso modello di organizzazione del lavoro basato sul corpo dei lavoratori e di conseguenza l'individuazione del lavoro.
Attualmente esistono sedicimila aziende italiane che operano in Romania e gli operai per la maggioranza sono le donne.
Esse lavorano in condizioni sfavorevoli: orari di lavoro estenuanti con poche pause, divario salariale rispetto ai lavoratori italiani, pochi diritti.
Le donne in questi casi sono considerate più adatte dal punto di vista fisico e mentale. oltre a ciò, sono soggette ai continui insulti e maltrattamenti da parte del datore di lavoro, che esercita il suo potere sotto vari aspetti tra i quali la violenza simbolica per costruire i “corpi docili”.
La divisione etnica aumenta l’intensità della produzione e fa si che il valore di un operaio straniero venga occultato da un marchio italiano. La delocalizzazione sfrutta condizioni di povertà e mancanza di diritti e come detto le donne sono le maggiori vittime, in particolare vedove e divorziate che hanno la necessità di mantenere il lavoro per cui si adattano alle condizioni imposte.

Per quanto riguarda l’aspetto giuridico: in Italia e nella Comunità Europea la tutela del lavoro mostra tutti i suoi limiti nei momenti di crisi con conseguenze che pesano sempre di più sulle lavoratrici.

L’iniziativa delle lavoratrici della Omsa fanno pensare a nuove lotte al femminile, più efficaci e intelligenti, che con il tempo, si spera, possano portare alla femminilizzazione del lavoro.


Ordine del giorno per martedi 20 marzo
· Rivedere lo stato attuale del ws
· Calendarizzare l’evento di Elisa
· Calendarizzare la presentazione dell’oggetto
· Varie ed eventuali


A martedi,
Mandana

mercoledì 7 marzo 2012

Licenziata




LICENZIATA
La VOCE delle brigate teatrali delle lavoratrici
della Omsa di Faenza contro ilicenziamenti


Intervengono:
Simonetta Grilli- Università di Siena
M. Dolores Santos Fernandez- Università di Siena

con la collaborazione di
LINKSIENA



MARTEDI 13 MARZO 2012
ORE 15:00- SALA CINEMA
PALAZZO FIERAVECCHIA - Facoltà di Lettere e Filosofia
Via Roma 47- Siena


Le lavoratrici della Omsa di Faenza, che da marzo saranno licenziate per lo spostamento della produzione in Serbia, hanno inscenato per le vie e le piazze del centro storico di Mantova una rappresentazione sulla "morte del lavoro". Una sorta di teatro operaio per sensibilizzare i cittadini sulla loro condizione. Molti cittadini hanno espresso solidarietà al gruppo di operaie-teatranti. Il gruppo Golden Lady, proprietaria della Omsa e di altri marchi storici, ha sede a Castiglione.
Le Brigate Teatrali sono quelle lavoratrici dello stabilimento di Faenza che sta per chiudere e trasferire la produzione in Serbia. "Caro signor Golden Lady, siamo venute qui, nella tua provincia, a mostrare quello che sta succedendo nei tuoi stabilimenti Omsa di Faenza. E quello che, un giorno, potrebbe accadere anche nel Mantovano".
Questa la sfida delle dipendenti Omsa, fabbrica di calze del gruppo Golden Lady dell’imprenditore castiglionese Nerino Grassi. Per la loro fabbrica si avvicina la chiusura. L’intera produzione verrà spostata in Serbia. Erano 350 lavoratrici e ne sono rimaste in 239. Per queste ultime la cassa integrazione scade a metà marzo, poi ci sarà la mobilità già annunciata da una lettera recapitata sotto Natale.
Lo stabilimento, prima in grado di svolgere l’intero ciclo produttivo della calza, è ora soltanto un capannone quasi vuoto con quattro o cinque macchinari e una trentina di operaie che si alternano a turni di quindici per volta («così non maturiamo il diritto a riposi e ferie») per sbrigare le poche commesse rimaste.
Così, le operaie romagnole hanno deciso di arrivare a Mantova di domenica e sorprendere la città. E ci sono riuscite, improvvisando per il centro, tra piazza Erbe e piazza Sordello, alcune azioni teatrali frutto di un’inedita commistione tra arte e lotta operaia. «Un progetto nato nel 2010 e sviluppato con la Cgil e con noi del Teatro Due mondi – spiega Alberto Grilli – sono nate le Brigate teatrali, che improvvisano azioni, cioè situazioni di teatro, che hanno il fine di colpire i passanti e farli interessare ai motivi della lotta».
Una volta, anni Sessanta e Settanta, sarebbe stato teatro operaio. Ora è il dramma della delocalizzazione che lascia senza lavoro persone e famiglie. Si sono sdraiate per alcuni secondi in fila indiana per piazza Erbe, hanno marciato al ritmo di un fischietto, hanno inscenato lo scontro tra operaie e padrone che le rimprovera di costare loro 900 euro al mese, mentre in Serbia spende solo un terzo. I loro grembiuli rossi si sono sparsi tre le bancarelle di piazza Sordello abbracciando i passanti e dicendo a ciascuno di loro: "aiutateci".